Milan, ancora un rebus la figura del nuovo ds: cosa sta accadendo in casa rossonera
Contro l’Atalanta è arrivata la decima sconfitta stagionale in campionato per un Milan che ormai si aggrappa alla Coppa Italia come unica speranza per agganciare l’Europa League. Un crollo che ha radici profonde, tra scelte sbagliate e una gestione che inizia a mostrare le sue crepe. A fine stagione ci sarà una rifondazione, questo è ormai chiaro. Ma la vera domanda è: da dove si comincia, se manca ancora chi dovrebbe guidarla?
Il nodo da sciogliere resta sempre lo stesso: il nuovo direttore sportivo. I casting sono partiti da tempo, ma tra incontri saltati e piani B mai concretizzati, il Milan rischia di arrivare lungo. Il club ha preso tempo con Fabio Paratici, ha salutato (almeno per ora) Igli Tare e aspetta con pazienza Tony D’Amico, attuale uomo mercato dell’Atalanta. Ma questa attesa rischia di trasformarsi in immobilismo, proprio nel momento in cui le altre big si stanno già muovendo con decisione.
Tra aprile e maggio, si sa, è il momento in cui si disegnano le basi per il futuro. Si valutano gli allenatori, si fissano i rinnovi, si fanno le prime mosse per il mercato. Ma il Milan, al momento, è ancora fermo ai blocchi di partenza. La sensazione è che si voglia prendere ogni decisione con estrema cautela, e fin qui potrebbe anche essere comprensibile. Ma la linea sottile tra cautela e ritardo rischia di essere già stata superata.
Se davvero D’Amico è la prima scelta, allora serve fissare una deadline precisa, per non trovarsi a inizio giugno senza guida tecnica e con l’estate già alle porte. Anche perché le questioni da affrontare sono tutt’altro che marginali: c’è da scegliere il nuovo allenatore, definire il destino dei big (da Maignan a Theo Hernandez, passando per Pulisic), capire chi sarà messo sul mercato e, soprattutto, quantificare il budget per gli acquisti. Tutti temi che necessitano una regia chiara, definita, già operativa.
La stagione del Milan rischia di chiudersi senza gloria, con un settimo posto che sa di occasione persa. Ma è proprio nei momenti di crisi che si misura la capacità di rimettere in piedi un progetto. I tifosi si aspettano risposte, la società deve essere pronta a darle, senza tentennamenti. Ritardare la scelta del DS significa ritardare tutto il resto. E in un’estate che si annuncia piena di concorrenza (anche internazionale) su allenatori e giocatori, il rischio di restare indietro è reale.
In attesa di risposte, c’è una riflessione che aleggia su tutto l’ambiente rossonero: può permettersi il Milan di restare fermo mentre gli altri corrono? Una risposta, prima o poi, andrà data. Magari già prima del triplice fischio di questa stagione.
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