Rafa Leao può essere un problema per il Milan: l’esterno ha appena recuperato dall’infortunio ma Max Allegri è pronto ad una decisione clamorosa

Ti ricordi quando bastava Rafael Leao per risolvere una partita del Milan? Bene, oggi le cose non stanno più così. E non è solo per quell’infortunio muscolare che lo ha tenuto fuori quasi due mesi. C’è molto di più dietro questa sua nuova “invisibilità” tattica.
Basta guardare come Massimiliano Allegri ha rivoluzionato il volto del Diavolo: una squadra meno dipendente dai colpi del singolo, più costruita sul concetto di sistema e collettivo. Ma allora, che posto ha Leao in tutto questo? Davvero il numero 10 rossonero non è più indispensabile?
Un Milan che corre anche senza Leao
Nei 45 giorni in cui Leao è rimasto ai box, il Milan ha vinto 4 partite su 5, battuto il Napoli campione d’Italia e superato il turno di Coppa Italia senza troppi problemi. Non male per una squadra che fino a pochi mesi fa sembrava dipendere dal suo talento portoghese per creare pericoli.

Oggi la squadra gira su altri binari. Allegri ha riscritto le gerarchie e i meccanismi tattici: Tomori e Pavlovic come braccetti, Fofana incursore, Pulisic seconda punta e Saelemaekers esterno a tutta fascia. In questo nuovo impianto, Leao è diventato una parte del puzzle… non più il pezzo centrale.
È una novità che dice tanto: non una bocciatura, ma un messaggio chiaro. Allegri pretende di più. Vuole che Rafa diventi un attaccante completo, non solo un esterno esplosivo. Vuole che impari a leggere il gioco in verticale, ad attaccare la profondità, ad agire dentro l’area e non solo ai suoi margini. Insomma, non basta più accendersi a intermittenza: serve costanza, sacrificio, partecipazione attiva. E qui arrivano i primi attriti.
Un nuovo ruolo, una nuova mentalità
Dalla prima settimana di ritiro estivo, Allegri ha cercato di creare un legame diretto con Leao, senza filtri. Ha voluto mettersi al suo fianco, più che davanti a lui. Lo ha fatto con ironia, ma anche con fermezza. Il cambiamento richiesto è tanto tecnico quanto mentale.
Gli chiede di essere presente, concreto, lucido. E anche se inizialmente Leao ha mostrato apertura, qualcosa sembra essersi inceppato. L’episodio di Milan-Napoli lo racconta bene: Allegri che sbotta, lo accusa di “non avere cuore” dopo un errore difensivo. Uno sfogo a caldo, certo, ma che svela un’insofferenza crescente.
Nel frattempo, altri stanno scalando le gerarchie. Nkunku e Gimenez appaiono più integrati nei nuovi automatismi, più funzionali all’idea di calcio allegriana. Per la sfida contro la Juventus, Leao è ancora in dubbio: difficilmente partirà titolare. E questo, oggi, non è più uno scandalo.
È la fotografia di un momento in cui il Milan può permettersi di non dipendere da un solo talento. E in cui quel talento, se vuole restare al centro del progetto, dovrà accettare la sfida più difficile: cambiare pelle. Allora la vera domanda è: Leao saprà adattarsi a un calcio che non vive più delle sue folate ma delle idee collettive?
Il potenziale c’è, ma serve un salto di maturità. E non solo con i piedi. A volte, per brillare davvero, bisogna imparare a far parte di qualcosa di più grande. Forse è proprio questo il bivio davanti a lui. E forse, da qui, può cominciare un nuovo Leao. O sparire quello vecchio.