Antonio Conte ha cambiato il Napoli con una sola mossa: la statistica non mente, ecco il dato che spiega più di ogni altra cosa

Con Lukaku e Hojlund fuori causa e Lorenzo Lucca squalificato dopo l’espulsione in Champions League contro il PSV, la panchina offriva poche alternative. Eppure, invece di cercare una soluzione di ripiego, Conte ha tirato fuori il coniglio dal cilindro: Neres falso nove nel suo 4-1-4-1.
Nessun centravanti di ruolo, ma una punta mobile, capace di muoversi tra le linee e disorientare una difesa abituata a duelli fisici. Un rischio? Sì. Ma anche una dichiarazione d’intenti: il Napoli non vuole adattarsi, vuole sorprendere.
Neres promosso da falso nove
Alla fine, il campo ha dato ragione all’allenatore. Il 3-1 finale racconta solo una parte della storia: quella visibile, fatta di gol e numeri. Ma dentro la partita c’è un messaggio più profondo, quello di una squadra che ha saputo reinventarsi in emergenza. Neres non ha solo partecipato al gioco, lo ha interpretato con intelligenza. Sempre dentro l’azione, mai statico, ha creato spazi e confusione, fino all’assist decisivo per Anguissa che ha chiuso i conti a venti minuti dalla fine.
Nel prepartita, lo stesso Giovanni Manna, direttore sportivo del club, aveva lasciato intendere qualcosa: “Giochiamo ogni tre giorni, Neres ha qualità e in quel ruolo è una soluzione tattica che va bene”. Parole che oggi suonano quasi profetiche. E se Hojlund non dovesse recuperare per la sfida contro il Lecce del 28 ottobre, Conte potrebbe anche confermare questa scelta. Dopotutto, quando qualcosa funziona, perché cambiarlo?
I numeri (e le sensazioni) di Neres in maglia azzurra
Guardando i numeri, la crescita del brasiliano è evidente. Contro l’Inter è arrivata la terza partita consecutiva da titolare, dopo Genoa e Torino, la sesta in totale in campionato. In precedenza, era sempre entrato dalla panchina – contro Sassuolo, Fiorentina e Milan – ma la sua incidenza è aumentata gara dopo gara. Ha saltato soltanto la trasferta di Cagliari per un affaticamento muscolare, rimanendo poi ai box contro il Pisa.

In Champions League ha sempre trovato spazio, anche se solo a partita in corso, contro Manchester City, Sporting Lisbona e PSV. E ora, dopo l’assist in Europa, ecco il secondo consecutivo in campionato. Piccoli segnali di un giocatore che sta trovando la propria dimensione, forse proprio grazie a un allenatore che non ha paura di rischiare.
Alla fine, la sensazione è che questa non sia solo una parentesi tattica, ma l’inizio di qualcosa. Forse Conte ha davvero trovato una chiave diversa per leggere le partite, e Neres è il simbolo di questa svolta: leggero ma determinante, silenzioso ma capace di accendere la squadra con un tocco. E allora la domanda resta aperta: quanto può durare questo esperimento? E se fosse proprio questa “follia” a dare al Napoli una nuova identità?





