La Fiorentina è ultima in classifica senza vittorie: il lavoro di Paolo Vanoli deve dare una svolta, una firma illustre è pronta a far cambiare marcia
Il pubblico del Franchi chiede ritmo, coraggio e gol. La squadra costruisce buone trame, ma il reparto offensivo cerca ancora una guida stabile. Il gioco c’è a tratti. La finalizzazione, invece, è intermittente. Il contesto è pronto. La sensazione è che basti un innesco per cambiare il tono della stagione.
La priorità è chiara: rendere efficace il lavoro della punta centrale. Gli esterni vogliono un riferimento. Il centrocampo vuole un terminale che attacchi la profondità e si faccia trovare tra le linee. Il pressing deve iniziare dall’alto. La squadra deve accorciare con tempi coordinati. Ricordo una serata al Franchi in cui due ripartenze, ben preparate ma non finalizzate, scatenarono lo stadio quasi quanto un gol: lì si è capito che l’energia c’è, manca il colpo che la trasformi in punti.
Il club ha scelto un profilo giovane, italiano e con margini. Lo staff tecnico ha impostato un lavoro semplice e ripetibile: attacchi diretti, appoggi rapidi, più presenza in area. L’obiettivo è creare tre occasioni pulite per tempo. La squadra sa come arrivarci. Serve che qualcuno si prenda la responsabilità dell’ultimo tocco.
Il nome che accende la discussione è Moise Kean. L’ex Juventus porta fisicità, strappi e attitudine al sacrificio. Può essere un riferimento spalle alla porta e un tagliante sul primo palo. In carriera ha alternato momenti brillanti a periodi meno continui, anche per problemi fisici: Firenze può offrirgli minuti, fiducia e un contesto tecnico cucito sui suoi movimenti.
Con calciatori come Gudmundsson, un nove che attacca il corridoio interno sinistro apre linee di passaggio semplici e forti. Il gioco chiede questo: una corsa in più in area e un gesto pulito nell’ultimo metro.
Il sistema può aiutare. Nel 4-2-3-1, Kean tiene occupati i centrali e libera il trequartista. Nel 3-4-2-1, può correre negli half-spaces e minacciare la profondità su invito delle mezzali. In entrambe le strutture migliora le transizioni: prima pressione, recupero alto, conclusione in pochi tocchi. Anche le palle inattive diventano un’arma: la sua scelta di tempo sul primo impatto può cambiare le partite bloccate.
E poi c’è il tema allenatore. Molti tifosi citano spesso il calcio verticale di Paolo Vanoli come modello per un attacco viola più diretto e aggressivo. Il suo lavoro recente, però, mostra principi utili: pressing organizzato, catene laterali rapide, attacchi alla porta con tre uomini. Se alcune di queste idee entrassero nel bagaglio tattico, il reparto offensivo gigliato potrebbe guadagnare metri e convinzione.
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