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Rabiot e quel gol che ha dato il via alla rimonta contro il Toro: in Serie A mancava da due anni

Adrien Rabiot ha dato il via alla rimonta della squadra rossonera contro il Torino: una rete che in Italia mancava da due anni al francese

Rabiot e quel gol che ha dato il via alla rimonta contro il Toro: in Serie A mancava da due anni (Ansa Foto) – Calciomarcato

Dopo quasi due anni di attesa, il silenzio si rompe nel modo più semplice e più difficile: con un gol. C’è un prima e un dopo nella carriera di Adrien Rabiot in Serie A. Un prima fatto di corsa lunga, eleganza intermittente, responsabilità sempre crescenti. Un dopo che adesso ha un’immagine nitida: la palla oltre la linea, braccia alzate, sguardi che cercano conferme. Chi segue il centrocampista francese lo sa: quando ritrova il tempo dell’inserimento, tutto sembra tornare a posto.

Prima di arrivare al punto, vale la cornice. Rabiot nasce mezzala di possesso, poi impara la fatica del recupero e del “secondo tempo” dell’azione. È un giocatore che tende a scegliere la giocata giusta, anche a costo di sembrare prudente. In Italia, questa prudenza pesa e divide. Ma il suo calcio resta lineare: primo controllo orientato, conduzione verticale, appoggio semplice. È lì che la sua intelligenza tattica si accende.

Rabiot versione “bomber”: il lungo digiuno realizzativo e il peso mentale

Il dato che aveva fatto rumore era uno: la mezzala rossonera non segnava in campionato dal 17 febbraio 2024. Il riferimento, riportato dai referti gara della Lega Serie A, fotografa il lungo digiuno realizzativo. Può capitare a chi fa equilibrio prima che spettacolo. Può diventare una gabbia, se non trovi la porta per mesi. Quel vuoto racconta anche il peso mentale del ruolo: tagliare in area al momento giusto, senza perdere la copertura, è una linea sottile.

Il punto, eccolo. La marcatura che spezza quasi due anni di silenzio arriva da uno dei suoi gesti più riconoscibili: corridoio interno, attacco dello spazio a rimorchio, conclusione pulita. Non serve la piroetta, basta il tempo. La squadra torna corta, il centro si libera, il francese entra, colpisce. È una cifra semplice, ma proprio per questo rara.

L’impatto di una rete: tattica e mentalità

Cosa cambia adesso? Tanto, in campo e nella testa. Un centrocampista come Rabiot misura la sua partita in letture: coperture preventive, linee di passaggio, duelli aerei. Ma quando aggiunge la rete, raddrizza le difese avversarie e costringe il mediano a una scelta scomoda. Si apre un canale per gli esterni, si accorcia la distanza con la punta. Ogni dettaglio pesa: una mezzala che segna non è un dettaglio, è una struttura.

L’impatto di una rete: tattica e mentalità (Ansa Foto) – Calciomarcato

Questo gol vale anche come messaggio. Ai compagni: ci sono. All’allenatore: posso occupare l’area senza perdere equilibrio. Agli avversari: lasciarmi il mezzo passo libero è un rischio. E vale per chi guarda: certe partite non cambiano con trenta tocchi, ma con un solo movimento.

Due elementi concreti restano sul tavolo: il dato temporale del digiuno in campionato (17 febbraio 2024) è documentabile nei referti ufficiali; l’impatto tattico del gol è osservabile: più coraggio nei passaggi verticali, più densità nell’ultimo terzo, pressioni meglio coordinate dopo palla persa.

Forse è questo il senso più semplice di una rete così: rimettere l’orologio al minuto giusto. A volte basta un inserimento per riallineare una stagione. La domanda, adesso, è naturale: quante volte ancora vedremo quella corsa che spacca in due la trequarti, prima che la difesa impari di nuovo a temerla?

Giancarlo Spinazzola

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