Un numero decide chi può comprare e chi no. La Lazio respira, altri restano fermi. Il mercato passa dai conti, non dalle idee.
Il sospiro di sollievo in casa Lazio non è solo una questione di mercato, ma di numeri. Dopo il blocco estivo, i biancocelesti possono tornare a muoversi liberamente nella sessione invernale grazie al rispetto di uno dei parametri più delicati del calcio italiano: il rapporto tra costo del lavoro allargato e ricavi.
La Commissione indipendente che vigila sui conti dei club ha dato il via libera perché la Lazio è rientrata sotto la soglia prevista, fissata a 0,8. Tradotto: il costo complessivo della struttura sportiva non supera più l’80 per cento dei ricavi certificati. Un dettaglio solo in apparenza tecnico, ma che ha avuto un impatto diretto sulle strategie di mercato.
Il parametro in questione è diventato centrale negli ultimi anni perché misura la sostenibilità reale dei club. Dentro il costo del lavoro allargato finiscono stipendi, contributi, bonus, staff tecnico e dirigenziale. I ricavi, invece, sono quelli strutturali: diritti TV, sponsor, botteghino e plusvalenze già contabilizzate.
In estate, la Lazio era finita fuori soglia e questo aveva comportato un blocco operativo. Non una sanzione, ma una misura preventiva: prima sistemare i conti, poi tornare sul mercato. Il lavoro fatto nei mesi successivi ha permesso di riequilibrare il rapporto e ora Maurizio Sarri può tornare a confrontarsi con la società per individuare eventuali rinforzi.
Non è l’unico club ad aver risolto una situazione complessa. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, anche il Como potrà operare liberamente dopo un intervento diretto sulla struttura finanziaria, con un aumento di capitale che ha permesso di rientrare nei parametri richiesti. Una dimostrazione chiara di come il rispetto dell’indicatore passi spesso da scelte societarie, non solo sportive.
Scenario diverso, invece, per Napoli e Pisa. Entrambi i club restano oltre la soglia dello 0,8 e, pur non essendo soggetti a un blocco totale, dovranno muoversi con estrema cautela. La regola è semplice: mercato a saldo zero. Ogni ingresso dovrà essere compensato da un’uscita di pari impatto economico.
Per il Napoli, la questione non è immediata ma guarda già avanti. In inverno non ci sono divieti assoluti, ma la situazione va monitorata con attenzione in vista dell’estate. Da giugno, infatti, l’indicatore diventerà ancora più stringente: se il rapporto tra costo del lavoro e ricavi dovesse superare lo 0,7, scatterebbe il blocco totale delle operazioni, sia in entrata che in uscita.
È questo il vero punto di svolta del sistema. Non si tratta più di spendere tanto o poco, ma di spendere in proporzione a quanto si incassa. Club con ricavi stabili e strutturati hanno margine di manovra. Chi vive su equilibri più fragili rischia di trovarsi improvvisamente fermo.
Il caso Lazio dimostra che rientrare è possibile, ma richiede tempo e scelte precise. Per Napoli e Pisa, invece, il parametro resta una linea sottile da non superare. Perché oggi non blocca il mercato, ma domani potrebbe farlo senza appello.
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