Derby non solo in campo: il bivio dei due portieri che divide Milano

Milan ed Inter sono pronte a sfidarsi non solo in campo ma anche sul mercato: che Derby per un grande obiettivo in vista della prossima stagione

Mike Maignan a capo basso
Derby non solo in campo: il bivio dei due portieri che divide Milano (Ansa Foto) – Calciomarcato

A volte, nel calcio, capitano quei momenti in cui sembra che tutto si allinei per raccontare una storia più grande dei protagonisti stessi. Una storia che parte da due porte opposte, da due uomini che non potrebbero essere più diversi e che tuttavia sembrano spinti verso la stessa direzione.

Prima di arrivarci, però, vale la pena guardare più da vicino i segnali, i gesti, le traiettorie più sottili che stanno ridisegnando il loro futuro. Perché dietro ciò che si vede in campo c’è un mondo di scelte, trattative e pensieri che spesso non trovano spazio nei novanta minuti.

Maignan e Sommer, i precari di Milano

Da una parte c’è Mike Maignan, capitano del Milan e simbolo di una rinascita che sembrava destinata a durare più a lungo. Il suo cammino aveva preso una piega chiara lo scorso inverno, quando il rinnovo sembrava soltanto una formalità: cinque milioni netti più bonus, un accordo che avrebbe blindato uno dei portieri più forti d’Europa.

Poi l’assenza dalla Champions e i conti da ricalcolare hanno cambiato tutto, facendo saltare una firma ormai vicina. Il clima si è fatto teso, tanto che in estate il Milan ha perfino considerato di cederlo al Chelsea, prima che Allegri rimettesse le carte in ordine parlando direttamente con il giocatore. Ma oggi, nonostante la professionalità di Maignan, appare complicato immaginare un altro giro di tavolo per prolungare il rapporto.

Dall’altra parte c’è Yann Sommer, arrivato all’Inter per rimpiazzare Onana e diventato subito un punto fermo. Un portiere esperto, affidabile, sostenuto anche dal vantaggio del decreto crescita. Ma il tempo non guarda in faccia nessuno: a dicembre compirà 37 anni, e in viale della Liberazione hanno iniziato a programmare un futuro diverso.

Non perché Sommer non dia più garanzie, anzi, ma perché è il momento delle scelte lungimiranti, quelle che un club deve prendere quando vede avvicinarsi una nuova era. Anche per lui, quindi, la scadenza di giugno pesa più di quanto sembri.

Il mercato come nuovo campo di battaglia: due i nomi

È qui che le due strade, così diverse, iniziano ad avvicinarsi per davvero. Perché Milan e Inter, oltre a ritrovarsi con due portieri in scadenza, stanno puntando profili simili per il futuro. Il primo nome è quello di Elia Caprile, oggi al Cagliari: i nerazzurri sono stati i primi a seguirlo, ma anche i rossoneri hanno iniziato a muoversi con insistenza.

Il problema, come spesso accade, è il prezzo: il Napoli lo aveva ceduto a Giulini per circa otto milioni e ora il Cagliari ne chiede tra i 25 e i 30. Una scelta importante, per chiunque decida di affondare il colpo.

Zion Suzuki impegnato in una parata
Il mercato come nuovo campo di battaglia: due i nomi (Ansa Foto) – Calciomarcato

Poi c’è Zion Suzuki, talento giapponese del Parma, già considerato un predestinato da Cristian Chivu, che lo conosce bene e ne ha parlato con entusiasmo ai dirigenti dell’Inter. Al Milan non c’è un allenatore a sponsorizzarlo direttamente, ma il reparto scout lo sta seguendo da mesi con crescente convinzione.

Il suo prezzo potrebbe aggirarsi attorno ai 20 milioni, ma con un Mondiale alle porte tutto può cambiare rapidamente. Anche questo, in fondo, è un derby: meno rumoroso, meno iconico, ma altrettanto decisivo. È il derby del futuro.

Guardando queste storie scorrere in parallelo, viene naturale chiedersi quale volto avrà la Milano calcistica tra qualche mese. Se davvero i due club cambieranno guardiani insieme, o se uno dei due troverà la strada per ricucire un rapporto che oggi sembra fragile.

Ma la sensazione, parlando con chi vive le dinamiche interne, è che questo sia un passaggio di testimone ormai nell’aria: un momento in cui la città, da sempre divisa da una rivalità intensa, si scopre unita da una stessa transizione. E forse è proprio questo che rende tutto più interessante: la consapevolezza che i derby non finiscono mai davvero, cambiano solo campo. Il prossimo, chissà, potrebbe giocarsi in una sala riunioni, davanti a un contratto ancora da firmare.

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